16 ottobre 2010

16 ottobre 2010
Attualissimi.

domenica 15 novembre 2020

Sogni arroganti

Sogniamo che nessuno muoia in mare cercando altrove dimora,
che nessuno debba più soccombere mentre lavora
che nessuno sia sfruttato da un tiranno che lo logora.

Sogniamo persone libere di amare chiunque, 
di vivere senza più alcune ansie
di non avere più relazioni angustie.

Abbiamo sogni arroganti perché il sentiero è pieno di emozioni,
perché sappiamo accogliere l'invito dalla indignazioni
perché sappiamo combattere le annichilazioni.

Sogni che si realizzeranno per il nostro impegno
per la voglia di dare al conflitto sostegno
per un collettivo che sa navigare degno.




lunedì 9 novembre 2020

Ritorno alla comunità

Partendo dalla distinzione che Ferdinand Tonnies fece tra Gemeinschaft e Gesellschaft ,dicotomia o dualismo tra  «comunità e società» al fine di classificare i legami sociali, riflettiamo sulla attuale situazione pandemica mondiale e lo facciamo stimolati da una intervista a Maurizio Carta docente di urbanistica all'università di Palermo.

L'intervista apparsa stamani sulla testata "Il sole 24 ore" affronta la problematica dell'attuale situazione definita "sindemia", cioè un'epidemia o crisi che è sia sanitaria, sia economica che climatica. Il professore urbanista prospetta come la situazione possa favorire l'opportunità di rivedere la costituzione o concezione di città che supera quella del 900', una realtà policentrica ove i quartieri periferici abbiano un'indipendenza legata anche ad attività lavorative scolastiche, dei servizi e del tempo libero.

In un momento come questo dove gli spostamenti sono limitati, la soluzione potrebbe essere proprio quella di redistribuire nei quartieri le funzioni e i servizi, a ridosso delle abitazioni così da rendere più vivi e attrattivi i quartieri. Dal nostro punto di vista questo provocherebbe la riapertura, non simbolica, delle porte ad un tessuto sociale più forte, con un collante relazionale attivo, solidale e cooperativo che si riforma con nuova ninfa nei quartieri troppo spesso abbandonati e isolati.

Nuove relazioni di vita, anche se vita "costretta a vicinanza", relazioni che tornano ad essere sincere, alternative ai non luoghi dei centri commerciali. Pensiamo al fornaio casa e bottega che lì abita, al macellaio che tutti i giorni si confronta con i vicini. Un vicinato che comunica interagisce e quasi "baratta", in tempi difficili.

Un ritorno degli abitanti del quartiere ad essere più comunitari appunto, confronti più veri, lontani dalla "freddezza" dai grandi magazzini. Questa vicinanza li obbliga a "respirare" il quartiere più in solidarietà, crea sinergie relazionali nuove, che poi forse nuove non sono nella forma Gemeinschaft (comunità).

Ribadiamo il concetto per cui l'aspetto logistico e urbanistico della concezione di città, dei suoi spazi verdi, del suo mondo dei trasporti sostenibili, influenzi efficacemente e a volte anche totalmente l'aspetto relazionale delle persone che in essa vivono soprattutto oggi in una "sindemia".

Guai a non rimodellare la città rimettendo al centro di ogni ragionamento i quartieri, guai a non pensare alle piste ciclabili, alla mobilita pubblica, alle aree verdi, al recupero di edifici dismessi. Le città oggi vanno ripensate non ricostruite, progettando rivalutazioni dell'esistente che va ristrutturato e non modificato radicalmente. Questo modo di operare non solo rivitalizza il quartiere, lo rende più sicuro, sicurezza sono anche le quattro chiacchiere scambiate con il panettiere, l'acquistare dal vicino rassicura. In quest'ottica il cittadino sarà rassicurato dal fatto che anche movendosi poco potrà avere tanto, anche se ad un costo superiore, ma ciò non lo turberà perchè troverebbe l'aspetto comunitario, il senso di appartenenza.

I quartieri oggi hanno bisogno di tanti investimenti, dagli spazi verdi ,ai servizi, all'incentivo per i negozi con la concezione "glocale", ma ai quartieri non bisogna dare tutto così che possano raggiungere un'autonomia totale, perchè avvenuto ciò  si rischierebbe la "chiusura" del quartiere con l'esterno, la ghettizzazione sia urbanistica che conseguentemente sociale. C'è bisogno di interazione tra i quartieri e tra le città.

I trasporti e i collegamenti meriterebbero un intero capitolo che presto scriveremo, per ora ci limitiamo ad affermare con forza che la concezione di "città comunitaria quartieristica" avrebbe bisogno assolutamente di scoraggiare l'uso dell'auto privata, non solo per la nobile causa ambientalista, ma per la salute mentale, e psicofisica del cittadino.

La serenità della vita cittadina è riacquistabile anche con mobilità di trasporto sostenibili sia collettive che individuali (incluso il car sharing), quest'ultime oggi di gran voga, forse per questo troppo associate a idee radical chic invece che messe in essere nei progetti, pianificate seriamente nell'area urbana.

Le bici, bici elettriche, monopattini e mobilità elettriche, skate, sono mezzi concreti di socialità, benessere fisico e mentale.

La società post pandemica, se ci sarà, e ce lo auguriamo, non potrà che essere una società con una visone comunitaria per le relazioni e un'interpretazione internazionale per i diritti dei cittadini. Dai quartieri con la spinta dalle relazioni, dal mondo intero con l'uguaglianza dei diritti, convinti di abbattere definitivamente la moribonda globalizzazione.


venerdì 6 novembre 2020

Ripartiamo.

Dopo quattro lunghissimi anni di "immobilismo" psicologico e non, ripartiamo con questo blog, dal titolo molto selettivo, però se si superata la "selezione" dovuta ai nostri PREGIUDIZI E STEREOTIPI, ci si meraviglia del serbatoio capiente celato dietro quel titolo.

Serbatoio che raccoglie i miei sentimenti, ma anche pronto a condividere tutte le vostre emozioni relativi a fatti e cose realmente accadute.

Suggerimenti sempre ben accolti e spazi di discussione, confronti per tutti e tutte, senza controllo passaporti.

L'attualità parla oramai solo di noi, in quanto le zone ROSSE avanzano inesorabilmente in tutta la nostra penisola e non solo.

Quindi fatevi #AVANTI che non mancheranno interlocuzioni con personaggi competenti. 

 Al grido di: venite donne, venite gente, regalo spazi, tutta roba buona..

A prestissimo.

Intanto premete sul tasto SEGUI blu a dx inizio pagina , sotto le foto.

Grazie

Ps. questa ripartenza è in gran parte merito del compagno e amico Andrea Antolini.

martedì 31 maggio 2016

Uomini incoscienti

Fuori una motosega violenta
un pino in lenta morte certa.
Dentro volti di plastica discutono
di bambini che in mare muoiono
ne parlano come di economia
numeri, soldi,governano quest'agonia.

Stupri,omicidi,vite incendiate
sembrano solo monotonie narrate
non solcano più il cuore
non le respiriamo più con orrore.
Nulla è più drammatico
tutto è sempre più apatico.


giovedì 19 maggio 2016

IL RADICALE (dedicata a Marco Pannella).

Non ti ho mai votato
ma da giovane sempre mi hai affascinato
ho invidiato la tua testardaggine
arsenicato dalla tua sfacciataggine.

Hai volato sempre sul pezzo
dei tuoi sogni hai pagato prezzo
il tuo assuefatto vezzo
da tempo con piacere accarezzo.

Caro compagno di un tempo radicale
il tuo lascito rimarrà tra noi commensale
sicuro astio nel mondo clericale
ma mai sembrerà un rivendicare banale. 

venerdì 13 maggio 2016

25 Aprile martiri Ferrovieri

Discorso commemorativo martiri Ferrovieri 21 aprile 2016

Era sabato il 21 aprile del 1945 quando il capoluogo emiliano fu la prima grande città del nord ad avere la soddisfazione di essere liberata dai partigiani italiani.
Parte attiva di questa liberazione furono anche i ferrovieri iscritti allo S.F.I. attivi in tutta Italia.
SFI già costituito nel 1907 ma che rinasce con forza e vigore nel 1925 dopo che i ferrovieri uscivano da un ventennio durissimo, nel 1923 erano stati aboliti i vincoli sull’orario di lavoro e decurtati i salari, riduzione degli organici con 47.000 licenziamenti politici.
Si metteva a repentaglio la propria vita per l’appartenenza al sindacato, un sindacato intriso d’ideali e speranza, e questo oggi  molti rappresentanti dei lavoratori dovrebbero ricordarselo, poiché sapere da dove veniamo ci aiuta a prendere decisioni nel rispetto di chi si è immolato per questo diritto.
Ferrovieri attivi in tutta Italia come a Roma dal 1920 al 1940 in particolare il 1921 dove si tenne il terzo congresso dei fasci di combattimento, i ferrovieri romani furono protagonisti di pagine note di RESISTENZA POPOLARE AL REGIME, innescarono dei blocchi all’ingresso della stazione di Roma termini con svariate forme di sabotaggio.
Un nome per tutti i ferrovieri romani: il socialista Alessandro Sideri che per primo nello scalo di Roma Tiburtina reclutava partigiani per attività clandestine di sabotaggio.
Nel marzo del 1944 un macchinista fece deragliare un treno per bloccare il nodo della Tuscolana; questo gruppo di ferrovieri socialisti operò alle dirette dipendenze del comando “brigate Matteotti” con la guida geniale e animosa del compianto presidente Sandro Pertini.
Ancora azioni di rilievo della squadra di Roma ostiense che fece saltare tre vagoni di esplosivi tedeschi, la squadra di Roma tiburtina, una delle più attive, nonostante la sorveglianza delle sentinelle tedesche, riuscirono a liberare 350 deportati dal meridione, stipati in carri bestiame, diretti ai campi di concentramento.
Ricordiamo Roberto Luzzitelli medaglia d’argento che dopo aver tolto nella notte, le mine poste dai tedeschi al ponte del km 10 sulla Roma Viterbo  cadeva in un’imboscata.
Tutti i ferrovieri a chiusura delle battaglie si riconoscevano come compagni di trincea e nelle prime aperte riunioni in città liberate era come un ritrovarsi tra visi noti e amati; perché  una GRANDE FAMIGLIA era veramente nata, dalla fame e dalla lotta per la libertà.
La patria e i valori su cui essa poggia con tutte le istituzioni era tornata a essere qualcosa per cui ci si abbracciava piangendo.
Valori fondanti che oggi purtroppo per mezzo di un revisionismo becero, povero di contenuti e cultura, proposto da certi personaggi improponibili ma presenti nei mezzi di comunicazione, tendono a essere offuscati.
Revisionisti che tendono a svuotare anche le istituzioni di valori forgiati con il sangue della resistenza, cosi che  le istituzioni non abbiano più la grande spinta di un tempo, non siano più viste come ancoraggi di questa società, ma addirittura come ostili alle genti.
Società che purtroppo per la sgretolante perdita di questi valori ha oramai lasciato la sponda di un fiume, ma sta navigando in balia di correnti pericolose che la spingono di nuovo verso  razzismo, fascismo e nazismo, insomma abbiamo alle porte di un’ Europa troppo economica e poca umana una pelle di un vecchio serpente vestita di nuovo.
Come all’epoca molti padroni si affrettarono a togliersi la camicia nera per mantenere i loro privilegi, oggi un revisionismo misero cerca di farci passare come obsoleti e fuori tempo, valori e ideali lasciateci in custodia da chi ha lottato con sprezzo del pericolo mettendo a repentaglio tutto.
Noi abbiamo il dovere di affermare con forza che gli ideali della resistenza vadano oltre ogni contesto storico, la libertà e la giustizia, la democrazia, non hanno mai avuto e non avranno mai un CONFINE storico.
Impegniamoci noi ferrovieri di oggi, a tenere viva la capacità d’indignazione contro ogni forma di sopruso, razzismo, e nuovo nazifascismo , tenendo vivo l’insegnamento lasciatoci in custodia come tesoro culturale dai nostri padri, che nonostante i fascisti e nazisti tentarono con ogni mezzo di farli tornare a lavorare piazzando anche mitragliatrici davanti alle officine continuarono a lottare con scioperi e sabotaggi.
Ultimo episodio da ricordare fu quello di Milano, dove nel giugno del 44 ci furono deportazioni, per impedirle i partigiani ferrovieri colpirono punti strategici come le officine riparazioni locomotive, dove si aggiustavano mezzi destinati alla Germania occupante.
Officine sorvegliatissime dalla Wermacht e dalle S.S.
Oggi Noi a settantuno anni di distanza con questa commemorazione facciamo un atto dovuto e importante nel tenere vivo il ricordo di quanti sacrificarono la loro vita per ciò che oggi abbiamo ancora e dobbiamo continuare a difendere; ma il monito è e deve essere di lottare con COSCIENZA e DIGINITA’ perché i nostri martiri ci hanno insegnato che questi sono due cardini della vita che non vengono meno neanche difronte alla morte.


giovedì 12 maggio 2016

Per il Compagno Sergio

La coerenza ti fa marciare con i Compagni
la coerenza ti fa abbandonare falsi Compagni
la coerenza ti fa odiare uomini dai futili guadagni.

Ma tu impervio alla testa del corteo
guidi con il megafono tutto l'Ateneo
agli Studenti è riuscito il miracolo,uniti con gli operai
per i Padroni ora son grossi guai.

Le sirene già fanno vibrare
i cuori di giovani che non trovano da lavorare
di certo hanno solo il tuo parlare
per un mondo da rivoluzionare.

Vedono tutti in te l'Uomo che la testa mai chinerà
vivono in te una speranza verso l'onestà
in una società stanca e senza volontà.
Dire Fare Lottare Sergio lo fa da sempre con acuità.